La Fed ha segnato la data d’inizio – ottobre 2017 – del già annunciato processo di riduzione degli asset in bilancio e ha anche comunicato le proprie previsioni trimestrali sull’economia e sui futuri tassi dei Fed funds.
Poiché il piano di tapering inizierà il suo percorso in maniera graduale (10 miliardi di dollari al mese di Treasury e MBS, che aumenteranno di 10 miliardi al trimestre fino ai 50 miliardi nel corso dell’anno prossimo), è probabile che l’impatto sui mercati sarà limitato. Mentre l’impatto complessivo della manovra si tradurrà in un minor supporto per i mutui e i Treasuries, i mercati hanno più o meno considerato tale riduzione nei prezzi attuali. Forse sono più importanti i dots, che indicano dove i membri del FOMC si aspettano che saranno i Fed funds in futuro.
Analizzando i dots sembra che il FOMC, almeno per ora, sia piuttosto incline ad aumentare i tassi di interesse di 25 punti base durante la riunione di dicembre, salvo ricadute nei dati macroeconomici. Sebbene ci siano state domande sui rischi di un aumento dei tassi di interesse nonostante il persistente divario tra l’inflazione effettiva e quella target, la Fed ha dichiarato che vede anche il rischio di essere troppo lenta nel diminuire lo stimolo e, da qui, le probabilità di un rialzo a dicembre.
I mercati dei tassi saranno senza dubbio influenzati dal potenziale di aumento dei Fed funds. Tuttavia, il resto della curva dei rendimenti dovrà alla fine essere dominato da fondamentali economici che guidano l’equilibrio tra la domanda e l’offerta globale di denaro. In un mondo con un decennale giapponese a 3 punti base e un Bund a 35 punti base, un rendimento del 2,2% sul Treasury decennale è certamente elevato abbastanza da attirare capitali.
Allo stesso modo, non sembra essere neanche troppo basso per l’economia statunitense. Infatti, non ci sono forse mai state così tante prove a sostegno del fatto che tassi del 2,5% o superiori sono troppo alti e contribuiscono a mantenere la crescita al di sotto del potenziale, l’inflazione al di sotto del target e il dollaro troppo forte. Come risultato, il corso più probabile per i tassi di interesse di lungo termine – a parità di scenario economico globale di supporto – è un mercato laterale con una tendenza centrale pari al 2,25% circa per il decennale, che in futuro è più probabile diminuisca piuttosto che aumentare.
Tutto questo dove porta il mercato obbligazionario? Il sell-off dello scorso anno, guidato dalle politiche di simil-tapering della BoJ e della Bce e dalla vittoria dei Repubblicani, ha verosimilmente spinto i tassi troppo in alto. In futuro, invece, dovrebbero restare bassi e dentro al range, fornendo nel complesso un solido supporto ai mercati obbligazionari. In più, con l’espansione economica che dovrebbe continuare, i prodotti non governativi a spread come il debito emergente, corporate o i prodotti strutturati, dovrebbero sovraperformare. In breve, le obbligazioni dovrebbero continuare a fornire una performance superiore alla liquidità nel lungo periodo, con opportunità di investimento in grado di aumentare valore nei mandati obbligazionari attivi.
Articolo a cura di Robert Tipp, Gestore Delegato delle Strategie Globali (non-Euro) di Ubi Pramerica Sgr
Fonte: www.finanzaoperativa.com
Vuoi ricevere gratuitamente la Newsletter settimanale di FinanzaOperativa.com? Scrivi all'indirizzo info@finanzaoperativa.com
Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento.
Leggi il Disclaimer »