Dal punto di vista macro, si rileva una conferma del quadro reflazionistico a livello globale, con una fase positiva di crescita reale, sincronizzata tra i Paesi:
- negli USA, dopo il rallentamento registrato nel primo, il secondo trimestre conferma un’accelerazione del PILverso il tasso di crescita potenziale (2,5-3%);
- sorprese positive provengono da Euro zona, il cui PIL cresce sopra il 2% annualizzato e dove la fiducia di imprese e consumatori è ai livelli più elevati da 6/7 anni; in maniera inusuale i consumi interni e gli investimenti in moderata accelerazione sostengono la crescita;
- altra sorpresa positiva viene dalla Cina, il cui PIL cresce tra il 6 e il 7% nonostante il processo di aggiustamento in corso all’interno dell’economia del Paese;
- tra i Paesi Emergenti, Russia e Brasile, quest’ultimo nonostante il quadro politico non favorevole, sono praticamente uscite dalla recessione.
Dopo l’accelerazione successiva all’elezione del Presidente Trump, l’inflazione sta vivendo una fase di consolidamento. Tenuto conto delle dinamiche della crescita economica e della domanda aggregata, tale fase è da imputare principalmente alle dinamiche dell’offerta in eccesso sul mercato petrolifero. Un altro elemento che potenzialmente potrebbe aver impattato l’andamento dell’inflazione è la relazione, teoricamente inversa, tra disoccupazione e andamento dell’inflazione (curva di Phillips) nei paesi sviluppati che sembra non funzionare come nei cicli passati.
Crescita economica, inflazione positiva anche se contenuta e condizioni finanziarie accomodanti (anche grazie a tassi di interesse in calo sul mercato obbligazionario e dollaro debole) rendono lo scenario apprezzabile per gli investimenti, simile a quello del 2004/05.
Sul fronte delle banche centrali, la Fed ha alzato i tassi ufficiali per la terza volta dall’inizio del ciclo; in questo momento il mercato sconta una progressione dei tassi inferiore alle previsioni della stessa FED (i c.d. “dots”). La BCE, dal canto suo, mantiene un approccio accomodante con previsioni di inflazione, anche nel 2019, al di sotto del target, mentre la BOJ ha negato l’approssimarsi di una Exit Strategy.
Tale contesto di crescita sincronizzata e in accelerazione ed inflazione in modesto rallentamento, è ancorafavorevole al Reflation Trade, caratterizzato dalla sovra performance dei mercati azionari, in particolare i più ciclici, nei confronti di quelli obbligazionari “core”, da quella dell’High Yield verso l’Investment Grade e da performance positive per le commodity.
La Price Action dei mercati nell’ultimo periodo è stata coerente, con quelli azionari che hanno sovraperformato quelli obbligazionari “core”. I rendimenti su questa parte del mercato, però, non sono saliti e, in particolare sui Treasury, sono calati, principalmente per la chiusura del posizionamento corto di duration che aveva caratterizzato la fine dello scorso anno.
Con la riaccelerazione dell’economia americana e con la stabilizzazione del prezzo delle materie prime, potrebbero esserci le condizioni per un ritracciamento del mercato obbligazionario “core”. Il mercato azionario è atteso alla prova dei risultati del secondo trimestre che dovrebbero confermare il buon andamento degli utili. All’interno del mercato abbiamo assistito a una fase di consolidamento e di rotazioni (ad es. lo stile “growth” è tornato a sovraperofrmare quello “value”) che non sembrano indicare, però, una inversione dei trend.
Un elemento importante in chiave di asset allocation è la riduzione della correlazione tra le asset class. Tale calo supporta gli effetti positivi della diversificazione, perseguita nei portafogli. Il quadro è di supporto ai mercati azionari più ciclici, con utili in crescita e valutazioni molto interessanti rispetto ai tassi di interesse; rimaniamo sottopeso di duration sui tassi “core”. Il contesto è favorevole all’High Yield, in particolare area Euro, rispetto all’Investment Grade.
Il temporaneo indebolimento del dollaro ha contribuito a non restringere le condizioni finanziarie, in particolare sui Paesi Emergenti; ci aspettiamo che il dollaro possa tendenzialmente rafforzarsi in futuro. Possibile debolezza per laSterlina inglese.
Articolo a cura di Emilio Franco, CFA, Vice Direttore Generale e Responsabile Investimenti Ubi Pramerica Sgr
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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