Gli investitori globali mancavano dall’Europa da parecchio tempo. Dal 2014 al 2016 il mercato europeo ha accumulato un ritardo vicino al 30% rispetto agli Stati Uniti. Nel 2016 oltre 100 miliardi di dollari sono stati disinvestiti dai fondi azionari europei.
Era giunto il momento di tornare a investire sulle azioni europee; il fenomeno è di oggi e tende ad accelerare. Intanto, i mercati europei hanno guadagnato il 6% in termini assoluti e il 10% rispetto alle azioni USA.
Dopo aver offerto per molto tempo un appeal superiore, i mercati statunitensi hanno probabilmente esaurito buona parte del loro potenziale a breve termine, quantomeno in termini relativi rispetto all’Europa.
Nelle ultime settimane le nubi politiche sul Vecchio Continente vanno diradandosi, soprattutto in Francia dove si è affermato un governo apertamente pro-europeo. Una volta concluse le elezioni francesi, prevediamo un ritorno massiccio degli investitori nella regione. È quanto sta avvenendo: l’Europa è oggi il mercato azionario più attrattivo.
Ricordiamo i principali punti:
Sentiment di mercato: Gli indici PMI europei, di tutta l’area o della Francia o Germania, riferiti ai servizi o all’industria, sono propizi alle azioni europee. Giungono flussi di notizie estremamente positivi come, per esempio, la creazione di posti di lavoro, l’accelerazione della crescita, ma anche – fenomeno inconcepibile solo due anni fa – un ritorno dell’inflazione alla normalità. La piena occupazione alla quale la Germania è oggi vicina incoraggia la fiducia dei consumatori, e i responsabili degli acquisti sono in fermento. I risultati delle elezioni presidenziali francesi, inoltre, hanno ricevuto una calda accoglienza dai mercati e dai grandi centri decisionali dell’economia.
Fondamentali: La crescita degli utili aziendali proviene attualmente da fonti diverse, a seconda che si parli dell’Europa o degli Stati Uniti. Gli utili per azione crescono negli USA soprattutto grazie all’impegno a ridurre i costi e ai programmi di acquisto di azioni, mentre in Europa derivano dalla vivacità del volume d’affari delle imprese. In aggiunta i P/E corretti per il ciclo indicano prezzi particolarmente convenienti in Europa rispetto agli Stati Uniti. In termini di valorizzazione, lo scarto attuale fra i prezzi statunitensi ed europei segna il suo livello massimo da diversi decenni, a favore dell’Europa. Il Vecchio Continente non è mai stato così conveniente rispetto agli Stati Uniti e finalmente il fenomeno della decompressione azionaria prende slancio. L’appeal delle azioni europee ha dunque spinto l’universo aziendale internazionale a interessarsene da vicino e, da un anno, a condurre ampie operazioni di acquisto.
Stretta: Fino a poco tempo fa, gli investitori globali erano sotto-investiti sull’Europa ma stanno già tornando. Questo ritorno si riflette nei dati delle ultime settimane e il suo impatto sarà accentuato dalla debolezza dei volumi europei (“Effetto stretta”).
A breve termine privilegiamo i titoli esposti alla ripresa economica e agli umori del mercato globale, in settori prevalentemente ciclici: Edilizia (Vinci), Banche al dettaglio (Intesa, BBVA), Private banking (Julius Baer) e Beni di consumo ciclici (Yoox Net-à-porter).
A lungo termine privilegiamo le società innovative che presentano una crescita strutturale adeguata e stabile, in un contesto globale europeo di crescita modesta: Ingredienti alimentari, chimica specializzata (Kerry, Chr Hansen, Symrise), Elettrodomestici e prodotti per la cura personale (Reckitt, L’Oréal), Componentistica auto (Valeo, Plastic Omnium), Tecnologia (ASML, Dassault Systèmes).
A cura di Geoffroy Goenen, Head of Fundamental European Equity, Candriam Investors Group
Fonte: www.finanzaoperativa.com
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