Quel parallelo borsistico con la Prima Guerra del Golfo

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 08/01/2020 15:15

L’aspetto spiacevole non sta tanto nella perdita di opportunità che deriva dall’astenersi da un esame della domanda e della offerta; quanto nella percezione, che ad un certo punto si farà largo, che i mercati azionari siano immunizzati al peggio.

Il contesto esogeno al mercato è sempre così prodigo di informazioni da adottare per giustificare la narrativa – oggi si dice "storytelling" – negativa; tanto popolare da aver indotto, negli Stati Uniti, un deflusso netto negli ultimi dodici mesi superiore ai 600 miliardi di dollari; a vantaggio dei fondi comuni obbligazionari rispetto a quelli azionari: un record storico.

L’aspetto spiacevole non sta tanto nella perdita di opportunità che deriva dall’astenersi da un esame rigorosamente oggettivo della domanda e della offerta; quanto nella percezione, che ad un certo punto si farà largo, che i mercati azionari siano immunizzati al peggio: e non appena le brutte notizie scivoleranno nelle pagine interne dei giornali, il malcapitato investitore non riuscirà a resistere alla tentazione di comprare. Quando magari l’analisi tecnica suggerirà diversamente.

Una settimana fa, nel soffermarci sulle prospettive del mese di gennaio, abbiamo analizzato il drawdown massimo attendibile dopo una annata a dir poco strepitosa. Ecco, questo è il corretto approccio da adottare: la prospettiva di una fase di consolidamento dei mercati azionari, poggia su un comportamento alquanto ricorrente, che consente di formulare previsioni circa il punto di arrivo tanto temporale quanto di prezzo da parte degli indici. Nel Rapporto Giornaliero di oggi ritorniamo più analiticamente sul primo aspetto, rilevando il timing atteso del bottom per Wall Street.

Nella stessa sede rispolveriamo un modello previsionale, tornato prepotentemente di attualità con i venti di guerra in Medio Oriente. Per mesi i media biased hanno proposto un improbabile confronto fra il 2019 e il 1998, profetizzando un crash che non si è mai materializzato; al contrario. L’anno scorso insistemmo a più riprese circa la maggiore verosimiglianza con l’andamento del 2013, e quello schema – come vedremo nel 2020 Yearly Outlook – resta ancora validissimo.

Il 18 giugno (“0618”, una data di Fibonacci...) proponemmo un confronto con un’altra epoca turbolenta per i mercati finanziari: quella che incluse la Prima Guerra del Golfo del 1990. La sovrapposizione nei sei mesi successivi è risultata decisamente soddisfacente, ma ora – guardacaso – è proposto un ridimensionamento che produrrebbe un riallineamento su livelli più bassi; prima che si producano le condizioni favorevoli ad una nuova spinta verso l’alto.

A cura di Gaetano Evangelista
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