L'ampio e comprensivo Russell 3000 dista l'11% dai massimi; eppure la metà delle società componenti dista più del 20% dal rispettivo picco, e più di 1/3 lamenta un ritardo superiore al 30%. Non proprio una dimostrazione di vitalità estesa.
Wall Street prosegue nella politica dei piccoli passi: dopo la sollecitazione del supporto offerto dalla media mobile a 21 giorni verso la fine della prima metà di maggio, l’indice S&P500 si spinto oltre lo spartiacque tecnico rappresentato dalla media a 200 giorni, insidiando ora abbastanza da vicino quello che l’ultimo diaframma appena sotto i 3150 punti prima del picco di febbraio. In altre parole residuano ulteriori 90 punti di indice prima di fronteggiare la prospettiva di nuovi massimi storici sulla borsa americana.
Piazza Affari risulta attardata, ma nell’ultima decina di giorni ha recuperato vistosamente posizioni: tanto in termini assoluti quanto comparativi. La svolta evidentemente risale a quelle sedute del 19-20 maggio che hanno prodotto un raro ma efficacissimo setup, i cui sviluppi storici sono stati finora fedelmente replicati. Non solo gli indici hanno messo a segno delle lusinghiere performance; adesso la borsa italiana sta iniziando vistosamente a sovraperformare nettamente Wall Street (in valuta comune).
Il nostro listino è stato contenuto venerdì dallo short stop settimanale, ma manifesta adesso l’intenzione di superare questo rilevante ostacolo, producendosi in uno slancio dunque ora anche di medio periodo. Nel frattempo ammontano a ben 10 le candele bianche registrate nelle ultime 13 sedute: per esse intendendosi una chiusura superiore all’apertura. Di solito questo comportamento testimonia l’impazienza degli investitori, e tende a interpretarsi come forma di accumulazione. Come già rilevato in precedenza, il setup in questione risulta effettivamente bullish a patto che si provenga da un minimo degno di nota: gli episodi della prima metà del 2019 essendo eclatanti in tal senso. Viceversa, quando questa successione si consegue dopo un rialzo esteso e/o profondo, le implicazioni sono di ben differente tenore.
Non possiamo certo dire di essere in prossimità di un massimo, ma è anche vero che il minimo più recente dista ormai più di due mesi: uno dei tanti enigmi che questa fase di mercato ci consente.
Un ulteriore motivo per affrontare questa fase di mercato con cautela: accettando il maggior rischio a livello tattico, senza rinunciare ad una guardia elevata. In un’intervista concessa ieri a Bloomberg, il gestore di PIMCO ricordava il monito consegnato di dal fondatore, e leggendario gestore Bill Gross: «ci sono momenti in cui la migliore cosa da fare è non fare». Lo S&P500 è a distanza ravvicinata dal massimo di febbraio, il più ampio e comprensivo Russell 3000 deve percorrere “soltanto” un ulteriore 11% per eclissare quel picco; e pur tuttavia la metà delle società dell’indice in questione dista più del 20% dal rispettivo picco, e più di 1/3 lamenta un ritardo superiore al 30%. Non proprio una dimostrazione di vitalità estesa.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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