Aggiustamento di mercato più che completato: ed ora?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 26/02/2020 15:48

Wall Street ha più che corretto la traiettoria, dopo l'esuberanza di inizio anno. Comportamento ancora fisiologico, se non fosse che nel frattempo si sono attivati setup stagionali dei quali avremmo fatto volentieri a meno: come il December Low Indicator.

Gli investitori hanno assunto la modalità «prima spara, poi domanda». A Wall Street lo S&P500 cede più del 3% per la seconda seduta di fila: un evento raro, registrato prima d’ora ad agosto 2015 e nella parte finale del 2008. L’aspetto più indisponente non è tanto la profondità e reiterazione del ribasso, quanto il fatto che esso maturi dopo 48 ore (venerdì – lunedì) a loro volta negative: non è stato registrata la tipica reazione che le sedute di martedì concedono agli investitori in simili circostanze.
Questo flash crash (un calo superiore al 7% in tre sedute dal 2009 in avanti è stato registrato soltanto ad agosto 2015, agosto 2011 e febbraio 2009) per profondità coglie di sorpresa: un aggiustamento della rotta era plausibile, addirittura auspicabile. Diciamo che il calo di ieri è esuberante rispetto alle esigenze ideali. Si tratta ora di collocare questo consolidamento nel contesto dei modelli previsionali; e prima ancora di stabilire se esso muti la struttura portante del bull market (spoiler: no).
Intanto però dobbiamo fare i conti con nuove informazioni pervenuteci: è spiacevole, ma doveroso. Con la chiusura di ieri, il Dow Jones eclissa il minimo di dicembre. Si attiva così il December Low Indicator: un pattern stagionale che non pregiudica le possibilità di chiudere l’annata in positivo – è successo infatti in 20 dei 35 casi registrati dal 1950 in poi – ma che impone una pausa di riflessione. Nel Rapporto Giornaliero di oggi discutiamo gli effetti di questo setup stagionale.
Ciò fa sospettare che la media mobile a 200 giorni, la cui orbita ieri è stata avvicinata, sarà sollecitata appieno nelle settimane a venire. Un rally nelle prossime ore risulta alquanto probabile, ma è bene non alimentare eccessive speranze di definitiva ripartenza.
Il concreto rischio è quello di chiudere anche il mese di febbraio con il segno negativo; come inizio anno non c’è che dire: potevamo partire molto meglio. Venendo da un mese di dicembre positivo, questo setup stagionale dal 1970 è stato registrato altre sette volte: anche di questo discutiamo doverosamente nel rapporto di oggi.
Nel frattempo sulla CNBC torna a fare capolino la famigerata didascalia “Markets in turmoil”. L’analista Charlie Bilello rileva come questa evenienza sia stata seguita da una Wall Street in risalita soltanto nel 57% dei casi dopo un mese; ma in ben il 96% dei casi dopo tre e sei mesi.

A cura di Gaetano Evangelista
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