A questo punto è sensato ridurre l'esposizione al rischio

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 28/02/2020 15:35

Dunque ha avuto ragione il Panic-Euphoria model (PEM) di Citi, nel rilevare una settimana fa condizioni di ottimismo analoghe a quelle di gennaio e di settembre 2018. Sebbene la circostanza sia stata evocata pubblicamente, abbiamo sottovalutato la minaccia.

Settimana drammatica, per certi versi senza precedenti, per molti versi lontana anni luce dalla dinamica che immaginavamo; e di questo, ci scusiamo con i lettori. È come se il mercato guardasse avanti, prefigurando scenari fuori dall’immaginazione dei più. Per entità della flessione, venendo da un massimo assoluto, è la prima volta nella storia che Wall Street cede così tanto.
Lo S&P dunque sfonda la media mobile a 200 giorni, inaugurando una formale correzione. Delle 36 correzioni dal 1950, 11 si sono trasformate in vero e proprio bear market; le altre 25 si sono limitate a portare al -14.3%, in media, il ripiegamento dai massimi. Una flessione che farebbe il paio con le implicazioni del setup noto come “December Low Indicator”, evocato pochi giorni fa, e basato sulle non frequenti circostanze in cui per l’appunto il minimo di dicembre è superato nel primo quarto dell’anno successivo.
Dunque ha avuto ragione il Panic-Euphoria model (PEM) di Citi, nel rilevare una settimana fa condizioni di ottimismo analoghe a quelle di gennaio e di settembre 2018. Sebbene la circostanza sia stata evocata pubblicamente, abbiamo sottovalutato la portata della minaccia. Bisogna dire che fino a martedì sera la situazione era ancora sotto controllo; ora, rischia di sfuggire di mano.
Occorre adottare decisioni dolorose: per quanto sia evidente la liquidazione in atto, e la possibilità di furiosi rimbalzi a breve, troviamo sensato ridurre il rischio: vale a dire, l’esposizione azionaria. Ancora non si registrano rotture primarie, ma c’è qualcosa che non quadra. Lo stesso fatto che lo S&P chiuda in negativo anche il mese di febbraio, fa riflettere: come segnaliamo nel rapporto stagionale che sarà pubblicato oggi pomeriggio, i 16 precedenti sperimentati dal 1950 non fanno dormire sonni tranquilli agli investitori.
Con la caduta delle ultime sedute, anche le borse europee manifestano un drastico deterioramento del quadro tecnico. Reduce dalla formazione di nuovi massimi storici, lo Stox600 torna rapidamente indietro, negando le precedenti rotture: in sé trattasi a tutti gli effetti di una trappola per Tori. Non finisce qui perché, esaminando il grafico delle chiusure mensili dell’indice paneuropeo, si scorge ora nettamente un doppio massimo, con doppio minimo interno.

A cura di Gaetano Evangelista
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